Disturbi dell’apprendimento, iperattività, difficoltà di concentrazione in bambini e ragazzi
Problematica
I disturbi dell’apprendimento, l’iperattività e la difficoltà di concentrazione, sono tre diverse modalità attraverso cui si manifesta la cosiddetta ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) inserita dal 1980 nel DSM III (Manuale Statistico e Diagnostico dei disturbi mentali).
Nel corso degli anni, il DSM si è ampliato a seguito dell’introduzione di un numero sempre maggiore di “patologie pediatriche”. Poiché in Medicina non è possibile decidere se una malattia è tale senza prove oggettive, non mancano le critiche e la non condivisione di questo tipo di approccio anche da parte di esperti autorevoli.
La diagnosi si basa su interviste volte a rilevare sintomi psichiatrici e il funzionamento sociale, questionari somministrati a genitori ed insegnanti volti a rilevare informazioni sul comportamento sociale, accademico ed emotivo dei bambini dai 3 ai 17 anni. A queste valutazioni segue una visita specialistica che si conclude con la diagnosi e l’invio a centri specializzati per una tutela farmacologica (in Lombardia ce ne sono circa 18).
Le criticità associate a questo tipo di indagini sono molteplici: sono totalmente standardizzate e non tengono conto dell’individualità della persona; non tengono conto del fattore tempo che non è uguale per tutti i bambini quando si parla di apprendimento e di crescita; ognuno di noi potrebbe rispondere in modo positivo a molte delle domande dei questionari; non viene dato peso agli effetti negativi associati ad una nutrizione “negativa”.
La gravità di questa categorizzazione è che nuove diagnosi in psichiatria, significano nuove somministrazioni di farmaci a milioni di persone tra cui bambini.
PROPOSTE DI TRATTAMENTO
E allora?….“Quando i bambini non ce la fanno, come si fa ad aiutarli?”
Trattandosi di problematiche multifattoriali poiché le cause possono essere diverse, standardizzare il trattamento o peggio, ridurlo ad un’assunzione farmacologica, significa non averne compreso i perché e soprattutto non avere compreso i bisogni dei bambini.
Alla monoterapia quindi, sia essa farmacologica o psicologica,
è preferibile un programma di terapie integrate,
accanto ad uno stile di vita sano ed equilibrato.
Uno studio americano pubblicato sulla rivista Pediatrics nel 2012, sottolinea l’importanza di una sana alimentazione come strumento di trattamento alternativo a quello farmacologico, di bambini e adolescenti diagnosticati ADHD. Ci sono alimenti (nutrizione) e integratori (integrazione ortomolecolare), piante mediche (fitoterapia), oligoelementi (oligoterapia), Sali di Shussler (sali terapeutici) che sono stati correlati a significativi miglioramenti della sintomatologia. Un ulteriore ambito di indagine sono le allergie e le intolleranze ambientali ed alimentari.
Quindi si può supportare a livello fisico il bambino/adolescente, ma è fondamentale affiancare il percorso anche con supporti che tengano conto della sfera psico/emozionale. Le difficoltà cui vanno incontro ad esempio anche nelle relazioni con i pari, sono molte e quindi non vanno abbandonati.
Uno strumento straordinario che lavora in questa direzione, è rappresentato dall’uso delle essenze floreali (floriterapia) estremamente efficace nelle problematiche comportamentali e inerenti l’apprendimento.
Prima delle diagnosi quindi, come genitori, ci dobbiamo preoccupare di pensare a meccanismi di aiuto dei processi evolutivi per garantire ai nostri figli il diritto al massimo delle proprie funzioni.
(Per saperne di più vai su Approfondimenti e “Proposta di un approccio naturopatico per ADHD”)